mercoledì 21 dicembre 2016

Sopravvivere ad un naufragio in mare - Ousman Touray


Articolo Scritto da Ousman Touray - giornalista del Gambia in esilio ospite nella Struttura di accoglienza di Potenza gestita dalla Cooperativa Solidarietà.


Sopravvivere ad un naufragio in mare è un mistero. Grazie al Governo Italiano così come ad “Accoglienza Solidarietà”.

In primo luogo desideriamo esprimere la nostra gioia ed apprezzamento nel ringraziare il Governo Italiano per averci condotto in salvo dal naufragio in mare e “Solidarietà”, Società Cooperativa Sociale, per averci fornito la migliore sistemazione possibile, nell’adempimento della Convenzione sui Diritti Umani. Il Governo Italiano e le Organizzazioni responsabili per l’accoglienza degli immigrati stanno giocando un ruolo significativo per garantire completa protezione e tutela sotto la loro giurisdizione. “Accoglienza Solidarietà” si sta adoperando nel fornire i servizi di base nel Centro di Accoglienza tra cui istruzione, vitto e alloggio, che sono tra i bisogni fondamentali degli immigrati. Tuttavia, il conseguimento dei diritti e della dignità degli immigrati è un passo nella giusta direzione da essere implementato.

Così come stabilito dalla Convenzione dell’Unione Europea e dall'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) in merito ai Diritti Umani, la normativa condanna ogni forma di sottomissione e discriminazione. Gli immigrati hanno titolo di godere dei propri diritti su base equanime e libera, diritti che sono universalmente riconosciuti per tutti gli esseri umani e quindi anche a livello europeo. E’ ampiamente riconosciuto che le persone non dovrebbero essere discriminate per ragioni di razza, colore della pelle, lingua, religione, orientamenti sessuali ed opinioni politiche. Diritto di rifugio, di istruzione e di assistenza medica sono principi legali per gli immigrati ratificati dalle Organizzazioni per i Diritti Umani. Questo avvenne al termine della Seconda Guerra Mondiale, laddove le Nazioni Unite adattarono la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR) per replicare alle atrocità e brutalità commesse prima e dopo la guerra ed indirizzare lo sforzo della comunità internazionale nello stabilire i diritti e le libertà necessarie per assicurare e proteggere la dignità di ogni individuo.

La recente ondata di immigrati dall'Africa verso l'Europa è ad un livello di allerta. Tuttavia, molti lasciano l’Africa per chiedere asilo in Europa a causa delle loro passate o attuali difficoltà per ragioni politiche, sociali e religiose che non consentono loro, nella maggior parte dei casi, di affrontare un equo procedimento giudiziario nei loro paesi di origine.

Il rischio di intraprendere questo viaggio risiede o nell’andare incontro a morte sicura o nel raggiungere l’Europa ma è anche una faccenda da svariati milioni di dollari. Molti hanno perso la loro vita nel deserto del Sahara, mentre altri muoiono in Libia a causa della ambigua situazione locale, (la Libia non è un parse sicuro per i passaggi). La gente rischia comunque la loro vita per attraversare il Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Italia. Molte barche si sono capovolte in mare a causa del numero elevato di persone trasportate su di un gommone. Queste imbarcazioni devono percorrere molte miglia in mare per poter raggiungere le acque internazionali ed essere salvate. Molti di questi natanti affonderanno a causa del sovraccarico dovuto all’elevato numero di imbarcati oppure si capovolgeranno durante le fasi di soccorso nel tentativo di raggiungere al più presto la nave di salvataggio. Come risultato: molti saranno i naufragi come molti saranno gli annegamenti.



Recentemente, alla fine dello scorso ottobre 2016 una barca con a bordo circa centosessantacinque migranti, tra cui uomini e donne di diverse nazionalità dell’Africa che cercavano di attraversare il mare dalla Libia verso l'Italia, si capovolse. Un sopravvissuto del Gambia affermò che quasi una sessantina di persone avevano perso la vita inclusa Fatima Jarawa una ragazza della squadra di calcio femminile under 17 del Gambia. "Ci imbarcammo intorno alle 22:00, dopo 30 minuti al posto dove ero seduto il legno cedette e cominciò ad imbarcare acqua. Mi tolsi la camicia e la misi per tamponare la falla. Fu di molto aiuto. Eravamo in acqua da quasi 11 ore, si era intorno al 8:30 del mattino, quando comparve una nave in mare. Pensammo fosse una nave di salvataggio. Ma quando la nostra barca si avvicinò ad essa, questa si allontanò. Tuttavia, prima che ci rendessimo conto che non fosse una nave di salvataggio la nostra imbarcazione si stava avvicinando alla nave. Ci lanciarono due corde dalla nave e ci informarono di rimanere seduti dove eravamo ma la gente si accalcava sulle corde per salire sulla nave e ci fu un rapido spostamento di peso per cui l’imbarcazione si capovolse”. Molti incominciarono a nuotare ma tanti altri non riuscirono a farlo.

"Ho ringraziato Dio per non essere morto in mare e ringrazio il Governo Italiano per essere venuto in nostro soccorso. Questo è stato un momento cruciale della mia intera vita. La parte più triste è stato vedere morire molti dei miei migliori amici con cui ero Tripoli. Non potrò più rivederli. Il giorno prima di partire Fatima aveva cucinato per noi ed avevamo mangiato tutti insieme. Proprio quel giorno l’ho vista morire in mare. E’ stato troppo triste per me ma prego per la sua anima. Che possa riposare in pace”.

Noi, come immigrati, ci vediamo ora vivere esistenze differenti nel Centro di Accoglienza al Tourist Hotel di Potenza gestito da “Solidarietà”. "Quando siamo arrivati, ci hanno dato vestiti, scarpe e carte telefoniche per comunicare con la nostra famiglia in Africa. Ci hanno condotto in ospedale, ci hanno dato una terapia ed ogni settimana abbiamo medici che ci visitano, nel Centro di Accoglienza, fornendo medicinali a qualsiasi persona malata. Vogliano pertanto complimentarci con la Sig.ra Antonella Robortaccio, quale Capo dell’Organizzazione, per l’ottima assistenza fornitaci nel Centro di Accoglienza.

Ousman Touray

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